“Nel settore dell’ingegneria, la presenza femminile cresce in Italia a livelli considerevoli. Nel 2010 le donne che hanno conseguito una laurea magistrale in ingegneria sono state 3.140; nel 2021 sono state 8.267. Nel 2010 le laureate magistrali in ingegneria costituivano il 23% del totale dei laureati in ingegneria, mentre nel 2021 hanno raggiunto il 30,8%.” Questi i dati del Consiglio Nazionale Degli Ingegneri.
Parte proprio dai dati il talk “Oltre la parità: stereotipi, paradossi e opportunità”, organizzato da ESA engineering, patrocinato da OICE e sponsorizzato da WIDE Group.
Alfredo Ingletti, Chairman – 3TI Progetti, Vice Presidente FIDIC & OICE, ha dato il via al dibattito delineando un quadro di insieme: “in generale le donne nel settore dell’ingegneria sono circa 270.000, il 25% sul totale, anche se la percentuale varia molto in relazione alla specialità. Il dato è incoraggiante, descrive una strada tracciata che vedrà come passo successivo l’aumento delle donne anche nelle posizioni apicali. Tale aspetto, infatti, è legato indissolubilmente ad un fattore generazionale, oltre alle dinamiche legate alle competenze, alla cultura e alle capacità, che nel nostro settore hanno un peso maggiore rispetto ad altri contesti della società.”
Sarà sufficiente il passare del tempo o un cambio generazionale per portare i numeri a equipararsi?
Risponde alla domanda Francesca Federzoni, CEO – Politecnica Ingegneria e Architettura, Vice Presidente OICE. “La crescita delle figure all’interno di una società organizzata dipende da coloro che ne decidono la crescita. In tal senso, un’attenzione particolare alle figure di comando è mandataria”.
Portando come esempio la sua esperienza nella storica società Politecnica, l’ing. Federzoni ha sottolineato, inoltre, che l’aumento della percentuale femminile nei gruppi di progettazione ha contribuito al raggiungimento di prodotti progettuali migliori. “Oggi noi abbiamo un’assoluta evidenza di come avere dei gruppi di lavoro con rappresentanza di generi diversi costituisca un vero valore per il progetto.”
La competenza viene prima di ogni altra cosa. Un o una professionista competente lo è a prescindere del genere con cui si identifica.
“Premiare la competenza, nella consapevolezza che quest’ultima sia prioritaria, è un principio che portiamo avanti, cercando di carpire già in fase di colloquio le skill delle persone.” ha aggiunto Elenia Gori, Human Resources Director – ESA engineering. “Sul tema delle differenze di genere, aprire un dialogo con le professioniste in merito alla loro esperienza produce spunti di riflessione e dà una base di partenza su cui lavorare con nuove iniziative. Servono azioni concrete di sostegno e sensibilizzazione.”
L’assertività e l’ambizione non sono un elemento che si riscontra in molte professioniste. Il saper imporsi in una contrattazione economica, ad esempio, è una dote tradizionalmente maschile. “Le donne non ci credono abbastanza”
Stereotipi naturali camminano con le generazioni. Riconoscerli vuol dire fare un passo avanti, ma non significa necessariamente superarli. Nei nostri ambienti lavorativi servono nuovi punti di riferimento femminili al fine di creare contesti più attrattivi e permettere alle giovani professioniste di raggiungere i propri obiettivi. Qui non si parla dell’ottenimento di una parità, quanto di creare percorsi di carriera calati sulle specificità delle donne, e non su modelli forgiati da una tradizione al maschile.
“Una donna al comando non è abbastanza se non fa scendere l’ascensore al piano terra per consentire alle altre di salire.”
Ilaria Li Vigni Marino, avvocata, studiosa di politiche di genere, giornalista freelance e scrittrice, lancia al pubblico una provocazione e una call-to-action. “La donna sola al potere non basta più: abbiamo bisogno di una massa critica, di una contaminazione intelligente tra uomini e donne”.
Siamo circondati da donne che non si valorizzano, non osano chiedere, non possono contare sulla stessa autostima degli uomini.
In questo contesto il Legislatore deve intervenire laddove la cultura non è ancora pronta a cambiare, fornendole la spinta propulsiva di cui ha bisogno. “Molta strada è stata già fatta, ma bisogna andare avanti. il merito è ciò che conta e deve essere la bussola.”
In che modo possiamo creare luoghi/percorsi più inclusivi?
Su alcuni temi è necessario investire energie, fare ancora nuovi sforzi, inventando strade alternative e cambiando qualche regola. È giunto il momento di interrogarci su se il modo di porci che abbiamo imparato sia davvero l’unico possibile.
La ricetta per creare un ambiente nuovo, che sia finalmente alla portata di tutti e favorisca l’emergere dei talenti, non può essere univoca, ma una cosa è certa: il potere di cambiare lo si acquisisce se si è raggiunta la posizione di chi può decidere.
“Il suggerimento per le nuove generazioni è quello di scegliere una professione in cui si creda davvero e lasciarsi guidare da un modo di fare e di essere che non sia uguale al nostro, figlio di una cultura al maschile.”
La questione di genere perderà rilevanza quando non sarà più al centro dell’attenzione. Quando le competenze saranno in primo piano e il genere sarà considerato secondario, diventerà infine un problema relativo.